Contributo PFU: cos’è e quanto costa?

Cosa è il PFU?

Pneumatici Fuori Uso (abbreviato con la sigla PFU) è il termine usato per le gomme arrivate alla fine del loro ciclo di vita. Una volta che questi pneumatici hanno perso anche le caratteristiche necessarie per essere ricostruiti, possono essere solo più avviati ad uno di questi due processi di recupero, diventando un importante risorsa per l’economia e per l’ambiente: recupero di materiale o recupero di energia.

Come funziona il sistema PFU in Italia?

Dal 7 settembre 2011 è entrato in vigore il DM Ambiente 2011, n.82 (attuativo del D. Lgs. 152/2006) che prevede l’obbligo dei Produttori e degli Importatori di pneumatici di occuparsi annualmente della raccolta e dello smaltimento di PFU, attraverso il coinvolgimento di tutti i soggetti parte del sistema (gommisti, raccoglitori, demolitori, recuperatori).

In Italia esiste un Comitato PFU che si occupa della gestione del processo di smaltimento degli pneumatici non più utilizzabili. I due consorzi più importanti accreditati dal Comitato sul territorio nazionale sono Ecopneus e Ecotyre che gestiscono la filiera di raccolta e smaltimento dei materiali di ritorno: stoccano gli PFU, fanno richiesta di ritiro gratuito ad operatori abilitati che prelevano gli PFU e si occupano delle operazioni di deposito, separazione e stoccaggio temporaneo oltre che del trasporto degli pneumatici alle aziende di trattamento, in cui il 100% di PFU viene avviato al recupero.

La società che introduce la gomma per la prima volta sul mercato Italiano versa il contributo PFU a uno di questi consorzi, addebitandone il costo al suo cliente diretto, che a sua volta lo addebiterà a chi li acquisterà da lui e così via sino ad arrivare all’utilizzatore finale.

Quanto costa il Contributo PFU?

Il costo attuale del contributo PFU varia in base al tipo e peso del pneumatico. Di seguito la tabella con i vari costi:

Categoria Tipologia Intervallo di peso degli pneumatici (kg) PFU (euro per pneumatico)
P (Piccoli) 1 0 – 4,999 €0,58
2 5 – 7,999 €1,60
3 8 – 12,999 €2,31
4 13 – 15,999 €3,22
5 16 – 24,999 €4,13
6 25 – 34,999 €7,56
M (Medi) 7 35 – 64,999 €11,00
8 65 – 104,999 €19,77
9 105 – 154,999 €29,33
G (Grandi) 10 155 – 224,999 €44,47
11 225 – 314,999 €57,11
12 315 – 424,999 €94,06
13 425 – 554,999 €131,63
14 555 – 704,999 €155,70
15 > 705 €228,08

Il gommista mi può far pagare lo smaltimento?

La raccolta degli pneumatici fuori uso è gratis per il gommista, in quanto non deve sostenere alcun  costo per il loro smaltimento. Uno dei motivi principali che hanno portato all’introduzione e alla regolamentazione del sistema PFU è stato quello di evitare la dispersione degli PFU nelle discariche abusive e guadagni incongrui per i diversi soggetti coinvolti nel processo.

Comprando gli pneumatici online il gommista che eseguirà il montaggio non deve addebitare un costo per lo smaltimento, ma semplicemente verificare se l’obbligo del PFU è stato assolto a monte, indicato quindi nella fattura o nota di acquisto.

Come si recuperano gli pneumatici vecchi?

Gli pneumatici fuori uso, grazie alle loro caratteristiche chimico-fisiche, sono una risorsa importante: al loro interno contengono gomma, acciaio e fibre tessili che attraverso specifici processi di riciclo possono essere recuperati ed utilizzati come materie prime per altri processi produttivi. Ecco nel dettaglio i due processi di recupero più utilizzati.

Recupero di materiale: i PFU vengono sottoposti in appositi stabilimenti al processo di granulazione, che li ridurrà in piccoli granuli sino ad ottenere il polverino di gomma da cui verranno separati i granuli di gomma dai residui metallici e tessili normalmente contenuti nei pneumatici. Anche questi residui verranno poi venduti ad aziende in grado di utilizzarli e trattarli.

Ecco alcuni esempi di come il polverino di gomma viene riutilizzato:

  • Asfalti modificati
  • Pavimentazioni e manufatti
  • Superfici sportive
  • Materiale per l’isolamento
  • Arredo urbano
  • Opere di ingegneria civile

Recupero di energia: i PFU hanno un potere calorifico molto alto, pari a quello dei combustibili solidi fossili, possono quindi diventare un combustibile alternativo per quelle aziende che producono vapore ed energia elettrica, per cementifici e cartiere. Inoltre, il loro utilizzo, può ridurre sensibilmente la quantità di CO2 fossile emessa dagli impianti di combustione che li impiegano in sostituzione dei combustibili fossili, con conseguente minor impatto ambientale.

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26 Gennaio 2020

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